domenica 17 gennaio 2010

Contro il Chievo, ennesima sconfitta e...bagno di sangue!

Se i numeri dicono che l’odierna sconfitta contro il Chievo è storica, in quanto non si era mai verificata nelle precedenti quindici sfide, il film della stagione non l’ha resa certo imprevedibile o imprevista, anzi la fa rientrare nella logica delle cose, tenuto conto che nelle ultime cinque partite (escludendo la parentesi di Coppa Italia) la Juve ha vinto una sola volta, proprio come il Chievo, grazie a noi poveretti.
In questo momento, del resto, anche il Real Vidigulfo sarebbe un teorema insolubile per la Juve, con l’allenatore incapace di dare un gioco, tanti giocatori rotti o non disponibili e quei pochi sani non in condizione - per usare un eufemismo -, la dirigenza perennemente impreparata a dare una svolta.

Come già in precedenti occasioni, nel primo tempo la Juve è presente sul campo solo con il nome, ma senza arte né parte, niente gioco e men che meno tiri in porta, anzi è salvata prima da Buffon al minuto 1 (!) su Abbruscato, poi dal pessimo arbitro (non vede un fallo da rigore su Sardo di Grosso, eternamente in sfida con Melo per la palma di peggiore in campo, oggi finisce alla pari), infine dal bravissimo guardalinee che rileva la netta spinta dello stesso Abbruscato su Chiellini vanificando l’autogol, ma nulla può sul tiraccio di Sardo su cui più di De Ceglie è da comiche il tentativo di chiusura dell’ineffabile Melo.
La Juve non si scuote, Diego e ancor più Del Piero non incidono, Paolucci al debutto dopo il ritorno a casa si sbatte ma non è Messi né Mandrake, Marchisio è fuori posizione, le idee sono poche e confuse e ci si affida, come sempre, a corner e punizioni da metà campo.

La ripresa é “deserto rosso”, deserto come le trame della Juve, sterile, impotente, lenta, incartata su sé stessa, capace (si fa per dire) solo di un’innocua punizione di Del Piero e di un colpetto di testa di Cannavaro, rosso come il sangue che scorre grazie all’assoluto e inatteso protagonista memorabile di una gara mediocre, il suo nome è Granoche, il suo soprannome Diablo.
L’uruguagio, non contento di aver steso nel primo tempo Grygera con un fallo da espulsione diretta che lo manda all’ospedale con trauma cranico e frattura del setto nasale, abbatte prima Zebina (ricompensato con maglia e calzoncini zuppi di sangue, turbante in testa e ammonizione sul groppone) e Cannavaro, stesso trattamento anche se forse involontario. Per fortuna di “Rocky” Ferrara, Blanc e Bettega non hanno lo stesso colpo da ko, anche perché prima dovrebbero sentire il CdA!!!

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