domenica 31 gennaio 2010

Contro la Lazio non é cambiato (quasi) niente, andate tutti a ranare!

Che si trattasse di partita difficile, lo dimostra il paradosso iniziale: se la Juve avesse vinto, sarebbe stata la dimostrazione di quanto fosse grave aver aspettato a cambiare il manico, se avesse perso, di come ci volesse ben altro per invertire la rotta. Tra le due possibilità estreme, è uscito un pareggio ed è stata la conclusione più logica.

Con Zac al posto di Ferrara, non è cambiato quasi niente. Non è migliorato il gioco, lento e confuso, né il modulo. E’ rimasta la sterilità offensiva, si è riusciti a stento a fare un gol e su rigore. Non sono cambiati i cartellini (Grygera e soprattutto Sissoko saranno squalificati), gli infortuni (Felipe Melo), le sostituzioni fatte (Paolucci al 89' al posto di Del Piero) e quelle non fatte (perché non mettere Legrottaglie sull'1-0, rispondendo alla mossa di Ballardini che aveva inserito Rocchi come terza punta?), l’incapacità di gestire il vantaggio come nelle ultime due partite contro Roma e Inter, consentendo a Mauri di concludere a rete, da solo in mezzo all'area dopo soli 8' minuti dal gol di Del Piero, primo e unico tiro in porta della Lazio nel secondo tempo (come nel primo, sempre di Mauri).

E’ cambiato il risultato, non si è perso anche grazie ad un rigore (ben trasformato da Alex al 24' del secondo tempo) assai generoso, è aumentata la spinta sulla fascia sinistra (De Ceglie nettamente meglio di Grosso, che però era squalificato e quindi non può essere ascritto a merito di Zac), Felipe Melo ha sbagliato poco senza però fare grandi cose, Candreva ha mostrato maggiore personalità ma non ha ancora un ruolo preciso. I tiri in porta e le azioni pericolose sono state più numerose, ma ancora una volta è mancato chi fa la differenza e questo non può essere che Diego.

Sul 28 bisogna fare un ragionamento più articolato. A scanso di equivoci é risultato, come quasi sempre, il migliore il campo, tutte le azioni più importanti sono partite da lui, è stato ovunque, ha tentato spesso la conclusione a rete, ha preso un palo esterno nel secondo tempo, si è conquistato molte punizioni, ha fatto un’ottima partita, è calato dopo un’ora - é vero - ma per il gran correre e la stanchezza dell’impegno di Coppa Italia.
Giudizio positivo, quindi, ma non basta e lui da grande campione lo sa e lo fa capire nel post gara. Soprattutto in una squadra come questa, deve essere decisivo, deve fare la differenza in tutti i sensi, deve segnare uno, due gol. Deve diventare un fuoriclasse, che adesso ancora non è perché quando all’inizio Del Piero ti libera sul dischetto davanti al portiere, devi segnare, non importa come, non basta tirare addosso al portiere. Anche quando carica il tiro, dà l’impressione di aspettare troppo tempo, si aggiusta la palla, la porta sul piede, alza la testa, invece di colpire con decisione sfruttando la potenza e la precisione del suo calcio.

Nel complesso, il pari è un’occasione sprecata, visti i risultati delle concorrenti dirette, siamo a quattro punti dal Napoli, abbiamo raggiunto il Palermo al quinto posto ma ne abbiamo tre o quattro alle spalle, continuando così anche il quarto posto rischia di diventare un miraggio.
Purtroppo, lo dico ancora una volta, bisognava operare dopo Juve-Catania, prendendo un grande tecnico e acquistando due o tre giocatori in grado di migliorare la rosa o almeno di sopperire alle tante assenze. Così, non si va troppo lontano.

venerdì 29 gennaio 2010

Tanti auguri a papà e anche a Zac!

Una splendida serata, una piacevole cena e un compleanno importante (son 70) da ricordare.
Tanti auguri, papà, e anche a Zac, non ci credo ma ci spero!

giovedì 28 gennaio 2010

Sconfitta 2-1 contro l'Inter e fuori anche dalla Coppa Italia, ma zitti...stanno dormendo e ronfando, rischiamo di svegliarli!

Con le ultime energie che mi sono rimaste, registro l’ennesima sconfitta, triste ma meritata, di questa stagione, ancor più amara perché avviene contro l’Inter e significa un’altra eliminazione e un altro fallimento.

E’ finita come doveva finire, il punteggio non inganni, la Juve non é mai stata realmente in partita; dopo il vantaggio gentilmente offerto da Toldo che si é lasciato passare tra le gambe un tiro non irresistibile di Diego (dopo un dribbling secco su Cambiasso), la squadra ha tenuto più per dovere che per convinzione di fronte a un Inter che, chiamata a svolgere il suo compito, l’ha svolto con la solita autorevolezza.

Schierata con un classico 4-4-2, la Juve si è arrabattata in difesa e ha fatto quello che ha potuto a centrocampo dove Sissoko vittima di un infortunio alla spalla dopo soli 4 minuti, si è spento a poco a poco, ma senza attacco – con Amauri inesistente e Diego fuori posizione – ha prodotto solo una molle punizione dello stesso 28 e un tiro di Grosso. Dall'altra parte qualche tentativo di Balotelli, un'occasione sprecata da Maicon e un possibile rigore per mani in area di Melo su cross di Thiago Motta.

L’Inter, dal canto suo, ha macinato gioco, consapevole che prima o poi avrebbe portato a casa la qualificazione. E cosi è stato nel secondo tempo, sostanzialmente un monologo a parte qualche sporadica azione bianconera che poteva trovare miglior sorte (sfortunato palo di Chiellini al 10' su cross di Diego, bel tiro in diagonale del brasiliano e gran tiro da fuori di un discreto Candreva cresciuto alla distanza), grazie alla deviazione di Lucio su una punizione di Sneijder deviata dalla barriera e da una conclusione ravvicinata di Balotelli su tiro di Motta.

Gioverebbe a qualcosa arrabbiarsi ancora una volta, sottolineare le stesse identiche cose ormai stucchevoli, proprietà assente, dirigenza immobile, mercato estivo tragico, squadra decimata dagli infortuni, allenatore sfiduciato, mercato di riparazione drammatico?
Non gioverebbe a nulla, meglio riaffermare l’amore per la maglia, l’orgoglio per un passato meraviglioso, la speranza di un futuro migliore.
Ho voglia di dormire e di ronfare, vera specialità della casa bianconera. Sono passati 39 giorni da Juve-Catania, SVEGLIA, GIU’ DALLE BRANDE!

mercoledì 27 gennaio 2010

Il Milano Rossoblù medicina per le delusioni juventine!


Mai decisione, sportivamente parlando, fu più saggia e illuminata, di quella odierna di accantonare il calcio (che pure offriva in tv Milan-Udinese di Coppa Italia, il derby di Manchester di Carling Cup e il recupero di campionato del Chelsea) per tornare all'altro grande amore, il buon vecchio e caro hockey.
Ammetto che dopo l'esaltante parentesi dei Vipers, ma soprattutto da quando il fratello rossonero si é trasferito in Canada, le mie frequentazioni dell'Agorà si sono sensibilmente ridotte ma i ricordi evocati ieri hanno avuto il sopravvento e mi hanno rispinto verso Via dei Ciclamini, questa volta in compagnia del cognato rossonero.

Devo dire che sono stato conquistato dall'ambiente, dalla squadra, dalla nuova area ospitalità disegnata dal Presidente architetto ex grande campione Ico Migliore che guida con competenza, professionalità e umanità (basta vedere le tante iniziative di solidarietà) una straordinaria società che ha il merito di aver fatto sopravvivere l'hockey a Milano ma soprattutto di aver dato la possibilità a tanti giovani di continuare a praticare questo meraviglioso sport.

Se poi all'Agorà trovi anche la madeaglia olimpica Karen Putzer, il comico e personaggio tv Fabrizio Fontana e soprattutto la bravissima Valeria Ciardello, icona juventina, la riconciliazione é duplice, non solo con l'hokey, ma anche con il calcio!
Senza dimenticare la ciliegina sulla torta, una bella e meritata vittoria sul Caldaro per 4-2.

Il Milano si presenta al completo con le classiche linee Kilgour-Caletti-De Frenza, Migliore-Vodolazskis-Tomasello (quest'ultimo, già idolo ai tempi di Bortolussi e Lachance, new entry davvero importante) e Wunderer-Mazzacane-Delfino, con tra i pali come sempre Della Bella, tra i migliori goali del campionato con il 91.7 % di parate.

L’inizio non è dei migliori per il Milano con il Caldaro che si porta in vantaggio al 2.39 con Armando Chelodi che approfitta indisturbato sotto rete della superiorità numerica (fuori DeFrenza).
Commisso non si lascia soprendere dalle conclusioni di Caletti, di Sotlar (due volte) e di Kilgour, ma non può nulla al 17.32 sul diagonale vincente di Mazzacane che finisce sotto la traversa.

Nel periodo centrale, passata indenne un’inferiorità numerica, il Milano torna a farsi pericoloso con Caletti e con Betti senza trovare il varco vincente al contrario di Kilgour che s’invola verso la porta e a tu per tu con Commisso non sbaglia. Dopo un'occasione del guizzante Delfino e la clamorosa traversa colpita da Ambach in contropiede, il Milano trova il terzo gol sottomisura con Wunderer.

Al rientro sul ghiaccio, è ancora il Milano a farsi pericoloso in contropiede con DeFrenza, servito da Caletti, sul quale si supera Commisso. Ci pensa poi Della Bella a difendere il risultato sui tentativi di Barnes e Jolette. Al 56.54 arriva il punto esclamativo sulla vittoria del Milano con Delfino che in contropiede fa secco Commisso. Ultima emozione del match è la rete di Jolette che sancisce il risultato sul definitivo 4-2 per i padroni di casa.

La serata perfetta é ora completa, anche visti i risultati del calcio, e si può tornare a casa per sognare domani quello che non potrà realizzarsi.

martedì 26 gennaio 2010

Zaccheroni? Toglietemi tutto, ma non la dignità!

Si dice che un uomo può perdere tutto, ma non la sua dignità.
In realtà, nella storia, ci sono state situazioni nelle quali la dignità é stata calpestata e tuttavia é stato importante sopportarlo, pur di tornare a casa e testimoniare l'orrore. Un pensiero nell'imminenza della Giornata della Memoria, mi sembra doveroso.
Per il tifoso, e qui torniamo a temi decisamente leggeri, non può esser così.
Per il tifoso vero, le sconfitte, le eliminazioni, la Serie B, persino la scomparsa della sua squadra non è mai un problema.
Penso alla grande lezione del Milan negli anni '80, alla dimostrazione di amore infinito, sconfinato, totale che i suoi meravigliosi tifosi seppero dare a quella squadra impegnata ad affrontare il Varese, il Taranto o la Cavese e che molti di noi hanno sperimentato nell'anno dopo la farsa di Calciopoli; la trasferta a Piacenza, la vittoria per 2-0 del 30 settembre 2006, la doppietta di Trezeguet, la partita di Nevdev e Del Piero, é un ricordo che mi riempie di orgoglio.
Cambiando sport, l'hockey, ma restando nell'ambito di questo blog, il tifoso può sopportare anche la fine della sua squadra, come è successo a noi innamorati del Grande Saima, perchè i colori del cuore non si cancellano con una gomma, sono un tatuaggio indelebile che Ti fanno riempire un palazzetto dello sport anche per una partita di vecchie glorie, come successe in quell'ormai lontano 3 aprile 1993.
Per tornare a bomba sull'attualità, posso anche sopportare che quel genio di Gene Gnocchi dica che "Simone Inzaghi é stato visto l'ultima volta in discoteca in compagnia di cinque veline e poi é sparito, possibile che sia diventato una pippa? No, perché altrimenti l'avrebbe preso la Juve", posso tranquillamente tollerare l'eliminazione dalla Champions, le otto sconfitte nelle ultime dieci partite, una dirigenza immobile da 37 giorni, persino la comica di un infortunio al dì (ieri Marchisio, oggi Brazzo, domani chissà) ma la notizia del vertice di ieri da cui sarebbe uscito il nome di Alberto Zaccheroni, questo no.
Sapendo che il buon Zac é nato il 1° aprile, magari é uno scherzo.
Ma l'idea che l'ex allenatore di Cesenatico, Riccione, San Lazzaro di Savena e Baracca Lugo, che nel secolo scorso ha vissuto grandi stagioni all'Udinese e ha vinto uno scudo al Milan, ma che negli ultimi dieci anni ha collezionato tre brevi esperienze e altrettanti rapidi esoneri con Lazio, (addirittura) Inter e (persino) Toro, non posso proprio tollerarla.
E solo perché andrebbe bene (come traghettatore) a Lippi, che a questo punto, le palle comincia a farcele girare davvero - dopo averci rifilato nell'ordine Cannavaro, Ferrara, Grosso, Paolucci e Candreva - questo é davvero troppo.
Allora, cari Dirigenti, fate qualcosa, non di sinistra, come voleva Moretti, ma da Juve di altri tempi, tirate fuori i soldi e prendete qualcuno di serio (l'unico nome che mi piace resta sempre Hiddink, più di Benitez che non mi sembra stia facendo sfracelli a Liverpool). Fate qualcosa, presto e bene!

domenica 24 gennaio 2010

L'Inter e l'impossibilità di essere normali!

Con tutti i problemi della Juve, ho il coraggio di parlare dell'Inter?
Sì, ne parlo e per due motivi: é un eccezione e poi la circostanza é quella del "Derby della Madunina", l'unica partita che ha per me lo stesso fascino di una grande sfida della mia Juve.
Derby significa San Siro, la 94, la mitica navetta, gli estintori Meteor, il pezzo di strada a piedi nel ritorno dallo stadio che non finisce mai, il biglietto in tribuna che mio papà divideva con me da bambino (nel senso che al cancello ci facevano entrare in due perché, sue testuali parole, "lo tengo in braccio"), é il calcio riassunto in una partita.
Non intendo raccontare nei dettagli la sfida di questa sera che l'Inter, come avevo largamente previsto, ha vinto facilmente, semplicemente perché é più forte, ma vi spiego perchè non è una squadra normale.
Vi sembra normale una squadra che vince in dieci (e poi in nove) contro undici senza schierare in difesa Toldo-Cordova-Chivu, a centrocampo Thiago Motta e Stankovic, Mancini e Quaresma, in attacco Eto'o e Balotelli?
E il Presidente miliardario che insulta a destra e a manca dopo l'espulsione sacrosanta di Snejider?
E il suddetto orange che da signor nessuno, si trasforma in fenomeno, ma non contento del dominio sull'1-0 si mette ad applaudire per dieci secondi l'arbitro?
E contro il Milan, la squadra più offensiva del mondo, viene schiacciata ma tiene tranquillamente in dieci (ha una difesa pazzesca)?
E nel secondo tempo ti prende un palo clamoroso, poi segna una punizione con il giocatore, Pandev, che sta per uscire?
E poi Mourinho, beh, qui non c'è bisogno di dire niente...basta vederlo tranquillo nei pressi della sua panca, mentre urla, prende per il naso (diciamo così) arbitro, guardalinee, quarto uomo, giocatori, tifosi avversari, lo stadio intero, tutto il calcio italiano... e poi replica il tutto nel post-gara con dichiarazioni pacate, serene, moderate ("odore strano", "il campionato é il vostro"), con quel cappottino da lord inglese che rispecchia la sua vera anima!
E che ha un portiere, Julio Cesar, che para un rigore a Ronaldinho? Senza dimenticare che finiscono in 9 all'attacco...ma sarebbe andata così anche in sette (ma non in sei) secondo il mitico Mou...
E che ha per tifosi i due telecronisti di Sky, autentici interisti che si accorgono dell'applauso di Snejider dopo mezz'ora? E il bordocampista che racconta la "simpatia" di un coro "Siam venuti fin qua, per vedere Kakà"?
E che ha un giocatore (?), Materazzi, che per festeggiare indossa la maschera di Berlusconi?
Forse hanno ragione i tifosi nerazzurri, mi scoccia ammetterlo, oggi a Milano ci sono solo due grandi squadre, "l'Inter e le riserve dell'Inter". Fenomeni!!!

sabato 23 gennaio 2010

Destino beffardo, Ranieri licenzia Ferrara!

Era proprio destino, come dice Totti nel dopo gara, riferendosi al suo gol, il primo della carriera in casa della Vecchia Signora.
L'avventura di Ferrara inizia e finisce con Ranieri. E mai destino fu più beffardo, visto che una discreta Juve mette in scacco la Roma per lunghi tratti della partita. Ci vuole il solito inguardabile Grosso (peggiore in campo, aiutato dall'assenza di Melo) e il solito arbitro, Tagliavento, a offrire a Totti il rigore del pareggio, dopo il meraviglioso gol di Del Piero, un sinistro di rara precisione e perfetta coordinazione.
Poi complice anche un'espulsione (bravo Buffon a fermare Riise lanciato a rete), la Roma trova l'immeritata vittoria allo scadere, su un colpo di testa ravvicinato dello stesso Riise. Nelle due occasioni, anche Chiellini non é esente da colpe, visto che sbaglia in entrambe i casi il rilancio e dà modo a Pizarro di ripartire verso la porta, facilitato da Ferrara che ancora una volta dimostra di non saper leggere la partita: prima sbilancia la squadra mettendo l'inutile (e dannoso sul secondo gol) Candreva al posto di Grygera (e retrocedendo Brazzo) e poi non rinforza la difesa inserendo Cannavaro, in situazione di inferiorità numerica.

Già nel primo tempo la Juve, pur con le lacune e le gravi assenze ormai note, mostrava una netta supremazia; anche se tecnicamente ancora una volta non riusciva a scagliare un vero tiro in porta, in realtà qualche azione pericolosa la partoriva; in particolare tre tiri, di Del Piero (dopo soli 22 secondi), di Brazzo che non vedeva gli accorrenti Amauri e Marchisio e di quest'ultimo, poi quattro colpi di testa insidiosi, due volte Amauri prima su cross dalla destra di Grygera e poi dalla sinistra di Grosso, Legrottaglie (da corner) e Del Piero (da punizione) su imbeccata di Diego. La Roma si vedeva poco, l'infortunio di Toni dopo due minuti scombinava i piani, qualche ripartenza, un bel duetto Totti-Vucinic e poi un paio di tiracci dal limite degli stessi due attaccanti.

Nel secondo tempo la Juve dava l'impressione dopo il gol di portare a casa tre punti (Amauri sprecava una palla invitante schiacciando debolmente di testa), ma il già citato destino decideva altrimenti e portava bene a un Ranieri che pure aveva condotto la Roma come aveva fatto con la Juve: fortuna tanta, gioco poco, signorilità inesistente (quando dice nel post gara che i dirigenti non li saluta).

Dalle cose brutte talvolta ne possono nascere di belle: speriamo che Blanc e Bettega mettano fine a questo strazio, si sono già persi 34 giorni da Juve-Catania, se si vogliono perdere anche tutti gli obiettivi che restano, la strada é quella giusta.

martedì 19 gennaio 2010

Il problema della Juve...Ferrara, la Dirigenza o l'Ordine del Giorno del CdA?

Non so se ispirato da cieca convinzione in se stesso, orgoglio o lucida follia, gia' domenica pomeriggio Ferrara aveva comunque capito tutto e non solo decideva di non lasciare la barca, ma rilanciava alla grande, permettendosi il lusso d'inchiodare la dirigenza alle sue responsabilità.
"Io non mollo" - dichiarava nel post gara - "Non voglio trovare alibi, scuse, come le assenze importanti, la rosa ristretta, giocatori che non sono in grosse condizioni e altri che avrebbero bisogno di rifiatare. La Dirigenza deve valutare tutto, la squadra, l'allenatore, lo staff dirigenziale. Se il problema è l'allenatore, la società me lo dirà, ma non mi è stato riferito nulla".

Non più tardi di ventiquattro ore, il vertice societario abboccava come un'alborella all'amo di un pescatore al primo lancio, forse in onore alla nuova pescheria di Gattuso. Alle sette di ieri sera, infatti, si concludeva il colloquio di tre ore tra Ciro Ferrara e la dirigenza bianconera nella sede della Juventus.

Il sorriso del mister che rispondeva solo con un cenno d'assenso ai cronisti che gli chiedevano come fosse andato l'incontro, diceva gia' tutto. E Bettega certificava il tutto poco dopo, confermando ancora una volta Ciro il Grande alla guida della Juve. "Il suo non era un sorriso bugiardo" - spiegava il Vice Direttore Generale - "andiamo avanti con lui in panchina. La dirigenza ritiene che il problema non sia lui. Mercato? Il nostro primo acquisto è Sissoko".

Qui le interpretazioni sono diverse, c'e' chi punta il dito sulla mancanza di valide alternative, chi pensa alla Roma come ultima spiaggia (Chiellini e' pero' incerto, "puo' rilanciarci ma anche affossarci"), chi pensa davvero alla possibile ripresa, specie se la Juve comincia a recuperare i pezzi da novanta attualmente fuori (a cominciare da Momo Sissoko, eliminato oggi con il Mali dalla Coppa d’Africa e a Torino da giovedì, ma occorre verificare le condizioni sue e di Grygera e Cannavaro, operati ieri mattina al naso).

Ma se la spiegazione fosse più semplice? Ricordiamoci che la Juve e' l'unica societa' di calcio al mondo dove prima di prendere una decisione, occorre riunire il Consiglio di Amministrazione. Forse, non era ancora stato deciso l'Ordine del Giorno!

lunedì 18 gennaio 2010

Nel post gara contro il Chievo, Bettega rassicura i tifosi di Juve e...Arezzo!

La cupa disperazione della gara contro il Chievo, trova sollievo nelle dichiarazioni post gara di Roberto Bettega, che rispetto a Blanc é molto più decisionista, se non sull'allenatore, certamente sui giocatori. "La squadra è altalenante" - ha dichiarato - "trova difficoltà ad adattarsi al modo in cui l'avversario affronta la partita, al di là degli infortuni. Il Milan è venuto fuori dalla crisi con la fiducia nei giocatori e nell'allenatore: cercheremo di fare lo stesso senza fare ritorno sul mercato, visto che abbiamo giocatori importanti".

Se l'Inter ha preso Pandev e cerca Ledesma e Kolarov oltre a Julio Baptista (i giocatori in rosa sono pochi), il Milan Beckham, la Roma Toni, il Napoli Dossena, la Fiorentina Felipe, Ljajic e Bolatti, la Juve ha cercato inutilmente Lanzafame e ha poi riportato a casa Yago e Paolucci.

Se gli juventini tirano un sospiro di sollievo visti i precedenti Tiago, Poulsen, Melo, Grosso e chi più ne ha più ne metta, figuratevi gli aretini, che in squadra di giovani ex primavera Juve ne hanno ben quattro: il terzino sinistro Rizza, il centrocampista Venitucci, le punte Maniero ed Essabr. Con l'aria che tira, quattro possibili obiettivi di mercato dell'illuminata dirigenza.

Moglie mia stai tranquilla: questa sera niente Arezzo-Varese su Rai Sat Più, per studiare gli ipotetici rinforzi; vediamoci pure un bel film!

domenica 17 gennaio 2010

Contro il Chievo, ennesima sconfitta e...bagno di sangue!

Se i numeri dicono che l’odierna sconfitta contro il Chievo è storica, in quanto non si era mai verificata nelle precedenti quindici sfide, il film della stagione non l’ha resa certo imprevedibile o imprevista, anzi la fa rientrare nella logica delle cose, tenuto conto che nelle ultime cinque partite (escludendo la parentesi di Coppa Italia) la Juve ha vinto una sola volta, proprio come il Chievo, grazie a noi poveretti.
In questo momento, del resto, anche il Real Vidigulfo sarebbe un teorema insolubile per la Juve, con l’allenatore incapace di dare un gioco, tanti giocatori rotti o non disponibili e quei pochi sani non in condizione - per usare un eufemismo -, la dirigenza perennemente impreparata a dare una svolta.

Come già in precedenti occasioni, nel primo tempo la Juve è presente sul campo solo con il nome, ma senza arte né parte, niente gioco e men che meno tiri in porta, anzi è salvata prima da Buffon al minuto 1 (!) su Abbruscato, poi dal pessimo arbitro (non vede un fallo da rigore su Sardo di Grosso, eternamente in sfida con Melo per la palma di peggiore in campo, oggi finisce alla pari), infine dal bravissimo guardalinee che rileva la netta spinta dello stesso Abbruscato su Chiellini vanificando l’autogol, ma nulla può sul tiraccio di Sardo su cui più di De Ceglie è da comiche il tentativo di chiusura dell’ineffabile Melo.
La Juve non si scuote, Diego e ancor più Del Piero non incidono, Paolucci al debutto dopo il ritorno a casa si sbatte ma non è Messi né Mandrake, Marchisio è fuori posizione, le idee sono poche e confuse e ci si affida, come sempre, a corner e punizioni da metà campo.

La ripresa é “deserto rosso”, deserto come le trame della Juve, sterile, impotente, lenta, incartata su sé stessa, capace (si fa per dire) solo di un’innocua punizione di Del Piero e di un colpetto di testa di Cannavaro, rosso come il sangue che scorre grazie all’assoluto e inatteso protagonista memorabile di una gara mediocre, il suo nome è Granoche, il suo soprannome Diablo.
L’uruguagio, non contento di aver steso nel primo tempo Grygera con un fallo da espulsione diretta che lo manda all’ospedale con trauma cranico e frattura del setto nasale, abbatte prima Zebina (ricompensato con maglia e calzoncini zuppi di sangue, turbante in testa e ammonizione sul groppone) e Cannavaro, stesso trattamento anche se forse involontario. Per fortuna di “Rocky” Ferrara, Blanc e Bettega non hanno lo stesso colpo da ko, anche perché prima dovrebbero sentire il CdA!!!

mercoledì 13 gennaio 2010

Diego Adriana salva Rocky Ferrara e trascina Del Piero in Coppa Italia nel 3-0 contro il Napoli

Felicità e soddisfazione - senza se e senza ma - questa sera, dopo la bella vittoria contro il Napoli.
Nessuna tentazione di sottacere i tanti meriti di tutto il gruppo in una partita difficile per l’ambiente ostile, la depressione post Milan e le altre delusioni, la crisi d’identità di molti giocatori, un allenatore all’ultima spiaggia e chi più ne ha più ne metta. Né tanto meno di ritrattare anche solo una delle critiche mosse nell’ultimo mese, che non solo si confermano valide, ma sono assolutamente giustificate proprio dalla convincente prestazione odierna.
Spesso, quando si è disperati e non si può fare altrimenti, diventa difficile sbagliare ed è quello che è successo a mio parere questa sera ad un Ferrara fino a domenica in preda alla confusione più totale. Dunque oggi Ciro il Grande (nonostante gli errori resta una splendida persona e un grande idolo) schiera la miglior difesa (a parte il disastroso terzino sinistro che comunque toglie all’inizio del secondo tempo e sostituisce con Grygera, ottima idea anche per il futuro), un centrocampo semplice ma credibile con Felipe Melo tra Brazzo (uno che sta stare in campo, dotato d’intelligenza calcistica fuori dal comune) e De Ceglie (nella posizione che meglio lo valorizza e dove può liberare la sua corsa), Diego trequartista con a disposizione giocatori veloci sulle fasce e due punte vere. In più la Juve, nonostante Grosso, nonostante il fantasma di Amauri (che ha letteralmente dimenticato come si gioca) aggiunge una parvenza di gioco, qualche trama apprezzabile, una convinzione decente e, diciamolo finalmente, un grande, magnifico Diego, tornato autentico trascinatore e luce per i compagni.
Il brasiliano sfodera un bel gol al 24', al termine di un’azione corale - iniziata da De Ceglie e proseguita da Brazzo - che Datolo cerca d’inficiare buttandosi a terra senza essere toccato, gioca di prima, dà ritmo e velocità, si vedono finalmente discrete giocate come il colpo di testa di Amauri al 9' che Cigarini salva sulla linea di porta, un tiro un po' scentrato di De Ceglie e, dopo il gol, un altro divorato da Del Piero sotto misura, dopo un errore difensivo napoletano.
Nel secondo tempo, dopo i primi dieci minuti un po’ sotto tono, la Juve continua con il buon fraseggio della prima frazione e con qualche piacevole iniziativa, prima il tentativo di Melo, poi il palo del 28 con tiro dal limite, quindi lo splendido cross di Caceres lanciato ancora da Diego per il piatto di giustezza di Del Piero, infine la grande accelerazione del nostro eroe su assist di Del Piero che porta al rigore gentilmente offerto allo stesso capitano che lo trasforma in sicurezza e si merita la standing ovation.
Il Napoli si vede solo per la legnata finita sulla traversa di Hamsik entrato al 15', nonostante le dichiarazioni di quel fenomeno di Mazzarri che già pensava ad un'altra rapina a mano armata dopo il 2-3 in campionato. Ma oggi la musica era diversa e possiamo prenderci una pausa dalle critiche, guastata solo dal solito infortunio al grezzo ma dinamico Caceres. Pronti domani a riprenderle, quando si tenterà di rinforzare la squadra (come deciso oggi dal CdA, alleluja!) con il prestito di Lanzafame in cambio della comproprietà di Mirante o con altre soluzione di lucida follia e incapacità calcistica.

lunedì 11 gennaio 2010

Siamo come l'Inter di Fraizzoli, Pellegrini e Moratti prima dei telefonini...

Adesso basta, si sta esagerando.
Ricapitoliamo la situazione per sommi capi da un mese a questa parte, ricordando che - sarà ovviamente una coincidenza - ma tutto è nato dopo il ben servito a Cobolli Gigli, perchè a Monsieur Blanc non bastavano le cariche di Amministratore delegato e Direttore Generale per far danni, voleva anche la Presidenza: sconfitta con il Bayern e eliminazione dalla Champions, sconfitta a Bari, operazione di Buffon, disastro in casa con il Catania, Blanc che se la prende con i giornalisti che ce l'avrebbero con lui perchè francese, pareggio con l'Al Ittihad con difesa imbarazzante, dichiarazione che la Juve non ha bisogno di rinforzi (mentre l'Inter prende Pandev), Bettega assunto come Vice Direttore Generale dopo la cacciata di due anni prima, vittoria con un tiro e mezzo in porta a Parma, infortunio a Trezeguet (40 giorni), cessione di Molinaro in prestito, idem per Tiago (ma fatto ritornare a Torino per scaldare la panca contro il Milan), infortunio a Giovinco (25/30 giorni fuori), disfatta in casa con il Milan, infortunio a Poulsen (due mesi), mercato di riparazione incentrato su Lanzafame (!) che il Parma giustamente non molla (!!), voci di Zoff come traghettatore, Ferrara che rimane e trova il tempo di polemizzare con Maifredi (che da parte sua ha anche il coraggio di parlare, dopo gli scempi del passato).
Qui siamo alla follia, perdiamo i punti (e i pezzi) e pensiamo a Lanzafame? Perdiamo ogni traguardo (mercoledì usciremo dalla Coppa Italia) - la faccia l'abbiamo gia' persa da un pezzo - e non cambiamo allenatore?
L'unica cosa intelligente l'ha detta Lapo, che sarà pure un po' particolare ma almeno ci vede ancora, questa Juve é raccapricciante.
Sono ancora incerto se dirlo, sono stato tentato nel passato di scriverlo, mi sono trattenuto, ma non ce la faccio più, devo vomitarlo: siamo come l'Inter, sì, l'ho detto e l'ho scritto, adesso sto meglio, mi sento più sollevato, siamo come l'Inter di Fraizzoli, Pellegrini e Moratti prima dei telefonini.
Grazie Blanc, grazie Secco.

domenica 10 gennaio 2010

Il Milan batte l'Ascoli e Ferrara va a casa!

Per l'ultima deprimente recita, Ferrara pensa di ripetere il trucchetto di Parma e questa volta schiera direttamente l'Ascoli contro il Milan.
La partita dura venticinque minuti, tutti dietro, nessun tiro in porta ovviamente ma i bianconeri tengono abbastanza facilmente.
Poi i due Fichi d'India schierati ancora a centrocampo, decidono di far ridere anche i polli, ciccano la palla su corner e Nesta insacca da un metro. Poi tre tiretti di Chiellini, uno a fine primo tempo e un paio all'inizio del secondo, nessuna azione, doppietta di Dinho ancora su calcio d'angolo deviato da De Ceglie e poi su cross dalla destra in mezzo alla nebbia dei fumogeni.
Come volevasi dimostrare, si é perso del tempo prezioso inutilmente, Ferrara andava mandato a casa dopo l'ultima di dicembre con il Catania. Adesso speriamo in un miracolo.
N.B. Il Milan non ha fatto molto, poteva almeno evitare di passare l'intero primo tempo per terra e soprattutto esultanze così clamorose per una simile vittoria. Non mi sembra che battere l'Ascoli sia poi una gran prodezza.

mercoledì 6 gennaio 2010

Nella calza della Befana a Parma, la Juve trova la vittoria ma non la soluzione ai problemi

Quando dopo soli due minuti di gioco, Diego conquista con una azione travolgente sulla fascia sinistra un calcio d’angolo e, sulla magica traiettoria, Chiellini stacca imperiosamente di testa e Brazzo devia di giustezza in rete, alcuni dei seguenti pensieri saranno affiorati nelle menti più sprovvedute:

1) Blanc ha fatto bene a confermare Ferrara;
2) Il rientro di Bettega ha dato fiducia e tranquillità all’ambiente (ma non alla tribuna d'onore, dove si é distinto - sic - l'Assessore alla sicurezza - doppio sic - del Comune di Parma);
3) Ferrara ha trovato la soluzione ai problemi della Juve e si è meritato il panettone;
4) I giocatori hanno reagito al periodo difficile e ritrovato unità d’intenti e giuste motivazioni.

Chissà se novantasei minuti dopo, senza gioco e soprattutto senza uno straccio di tiro porta - a parte l’autogol di Castellini che dà il vantaggio definitivo alla Juve dopo il pareggio dell’ex Amoruso – qualcuno avrà avuto il coraggio di fare anche una sola di quelle considerazioni.

In effetti, se non è record vincere 2-1 con un tiro e mezzo in porta, poco ci manca e non è un modo di dire figurato, la Juve non ha proprio tirato in porta, non è mai stata pericolosa, non ha mai congegnato alcuna trama offensiva degna di questo nome; ha fatto una partita solida, questo lo concediamo, senza buttarsi in avanti alla garibaldina e regalare contropiedi assurdi, in questo favorita dal ritorno al classico 4-4-2, con il rientrante Chiellini, l’unico a giocare da vero campione in questa squadra, al posto dello squalificato Cannavaro, due centrocampisti a fare schermo davanti alla difesa (Felipe Melo e Poulsen), Brazzo a destra e Marchisio a sinistra, Diego dietro Trezeguet.

Certo, è meglio vincere che perdere come invece è accaduto in cinque delle ultime sei partite, non c’è bisogno di scomodare Catalano, ma occorre anche convincere, perché se si crede che per uscire dal tunnel sia sufficiente imboccare le scorciatoie come si è fatto oggi, non si farà davvero strada.

Occorre in primo luogo dare un gioco credibile e veloce alla squadra, trovare soluzioni diverse rispetto agli imbarazzanti terzini attuali, acquistare un regista vero per costruire una mediana di qualità con Felipe Melo e Sissoko (con l’ottimo Marchisio prima alternativa), mettere in condizione Diego di esprimere le sue doti e rinforzare gli avanti con una punta rapida, guizzante e imprevedibile, capace di saltare l’uomo e tirare in porta, sperando che gli infortuni diano tregua (col Parma é finito ko Trezeguet) e confidando prima o poi in uno staff medico e atletico all’altezza della situazione.
Per far questo, non serve la rivoluzione, ma da un lato avere la lucidità e il coraggio dimostrati lo scorso anno, a due giornate dalla conclusione, mandando giustamente a casa Ranieri, dall’altro mettere la mano al portafoglio e soprattutto avere le giuste intuizioni. Altrimenti, si rischia solo di prolungare l’agonia e di fallire i traguardi rimasti (Coppa Italia, Europa League e qualificazione alla prossima Champions) che vittorie di Pirro come quella di Parma, potrebbero mettere a dura prova.