martedì 16 febbraio 2010

Partita l'Olimpiade dell'Hockey su ghiaccio, Usa-Svizzera 3-1

Facile vittoria del Team Usa contro la Svizzera nella gara inaugurale del 22° Torneo Olimpico di Hockey su ghiaccio (la prima edizione si svolse ad Anversa nei Giochi estivi del 1920, in anticipo sulla prima Olimpiade invernale).

Anche se con un solo allenamento alle spalle rispetto al lungo camp di Winnipeg e alle due amichevoli (1-2 all’overtime e 6-2 contro la Bielorussia) degli avversari, i giovani americani guidati dal ticket dei Toronto Maple Leafs - Ron Wilson sulla panca e Brian Burke dietro la scrivania - si dimostrano più forti e spietati degli elvetici (che pagano care alcune disattenzioni difensive) e più pericolosi in tutte le linee in attacco. Se lo spettacolo viene da Kane e soprattutto dall’imprendibile Parise, le prime due reti sono infatti prodezze individuali della coppia Ryan-Backes e la terza di Malone in superiorità numerica, mentre la prima linea si dimostra solida e tosta.

Al “Canada Hockey Place” (come è pomposamente ribattezzata la "General Motors Place" casa dei Vancouver Canucks), gli Usa iniziano con le linee d’attacco Langenbrunner-Kesler-Brown, Kane-Stastny-Parise, Kessel-Pavelsky-Malone, Ryan-Callahan-Backes, mentre la Svizzera risponde con Paterlini-Pluss-Rutheman, Wick-Jeannin-Lemm, Sprunger-Sannitz-Domenichelli, Monnet-Ambuhl-Deruns.
In porta sfida a distanza tra i quasi omonimi Miller e Hiller, in difesa Suter-Rafalski, Johnson-Whitney, Johnson-Orpik da una parte, Streit-Weber, Blindenbacher-Sbisa, Seger-Furrer, Diaz-Von Gunten dall'altra.

Dopo 19 minuti in cui l’emozione e la pressione regnano sovrane, l’equilibrio è rotto da un bolide di Ryan, che sfrutta al meglio la mancata liberazione di Pluss e colpisce gli svizzeri, fin lì pericolosi con Domenichelli e Ambuhl, come un fulmine a ciel sereno.
Anche la seconda rete, quando ancora non sono trascorsi 6 minuti dal primo intervallo, nasce da un errore svizzero (Ruthemann sotto porta) e da un contropiede micidiale e devastante di Backes che si beve Weber e supera Hiller, nell’occasione un po’ passivo nel lasciarsi superare in back-hand.
La terza rete giunge 2 minuti dopo in superiorità numerica (espulso Sannitz che ferma una pericolosa incursione di Parise) con Malone abile a sfruttare il lavoro di Pavelsky sotto porta.

Gli Usa a questo punto rallentano il ritmo e si addormentano un po’ (consentendomi di gustare la doppietta decisiva di Rooney nel 2-3 del Manchester United sul Milan negli ottavi di Champions), la Svizzera prende coraggio e nei primi dieci minuti del terzo periodo domina e crea almeno cinque occasioni da rete, fino al gollonzo di Wick il cui disco percorre tutto il gambale e i pantaloni di Miller e finisce in porta. Allora gli americani riprendono a caricare e pattinare, il gran tiro di Domenichelli sfiora la rete e aumenta i rimpianti, ma Parise e Brown rispondono a tono, Callahan con Backes vanno vicini alla rete (Streit recupera alla grande e impedisce l’assist finale), Pavelsky e Drury producono gli ultimi brividi prima della sirena finale.

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