Nel calcetto senza foga della Juve che aspetta il Chelsea, serve come il pane un fuoriclasse che risolva la partita. Fuoriclasse per me è una parola grossa, diversa da campione, per intenderci Franco Baresi era un gran campione, idem Zico o Paolo Rossi, ma Scirea, Platini e Van Basten erano fuoriclasse, come adesso Cristiano Ronaldo. Sopra c'è solo il fenomeno che nasce ogni trent'anni, Maradona e Messi, stop. Ecco spiegata la ritrosia nel definire qualcosa di più di campione uno come pantofola Vucinic, anche considerata la mia scarsa considerazione iniziale. Eppure almeno nel contesto di questa Juve e da un pò di tempo a questa parte, Mirko l'indolente, il flemmatico, il dandy, ha lasciato il posto ad un uragano, ad un iradiddio che spacca le partite, con giocate talvolta in punta di fioretto ma spesso anche di sciabola, visto che tra sacramentoni ai compagni e botte agli avversari, aggiunge alla tecnica (indiscussa) finalmente una giusta dose di sana cattiveria.
Così, dopo un primo tempo scialbo e in balia di undici che sembrano azulgrana più che rossoblù ma che sprecano l'indicibile con Borriello (diagonale incrociato che fa la barba al palo), Immobile in fuga solitaria rimontato da Barzagli e poi autore del gol dell'ex (grazie a genio Marotta), ancora Borriello stoppato da Bonucci, entra Lui, l'enigmatico ma non troppo montenegrino e fa la voce grossa come un Pavarotti in un coro di stonati, con il suo passo felpato ma leggiadro, prima serve il cioccolatino per Jack Del Piero, poi trasforma con sicumera il rigore provocato da super Asamoah, che sta a De Ceglie come un peso mosca con un massimo e poi, per concludere in bellezza, manda in gol il ganhese ex udinese. La sintesi della partita: nel primo tempo c'era Matri, nel secondo Vucinic!
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