Come spesso mi è già accaduto negli anni, la stagione inizia al Bon Bon Café di Fano, dove la mia percentuale di vittorie è di tipo bulgaro, praticamente sono imbattuto. Quando però mi accomodo al mio solito tavolino porta-fortuna (tavolino che tanti finti scudetti ha portato agli innominabili, giova ogni tanto ricordarlo anche se è ormai di dominio pubblico) e vedo la pioggia, che calcisticamente parlando per noi è come la Lazio per loro, comincio a preoccuparmi tanto più se la Juve si limita al tiki-taka di barcelloniana memoria senza un Messi là davanti. Ma in realtà un argentino felino quest'anno l'abbiamo anche noi, si chiama Carlitos Tevez, l'hombre del pueblo, l'Apache che nella riserva indiana dello sterile attacco juventino conclude a rete la più bella azione di calcio degli ultimi anni, Vucinic si allarga sulla sinistra, il suo passaggio orizzontale di piatto attraversa tutto il campo e serve l'accorrente Vidal che libera in profondità Pogba, strepitoso nell'attirare l'uscita di Da Costa e, anziché sparargli addosso come farebbe uno qualunque, si dimostra un fuoriclasse e fornisce a Tevez il più facile degli assist. Carlito's way per...il terzo sogno!
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