Che potesse essere una partita difficile, era immaginabile, il rischio di perdere tre finali in un'annata da sogno e contro un'avversaria forte, motivata e coperta con il 3-4-3 (e per giunta nel suo stadio), era reale, tanto più con le assenze di Marchisio e Morata, due tra gli uomini chiave e più in forma della stagione. Per fortuna, un prepartita adeguato e con le solite precauzioni, soprattutto la notizia del ritorno a tre in difesa, mi davano qualche garanzia. Ma la partita confermava le paure, in particolare il gol dopo soli tre minuti di Radu, anche se Chiellini in azione fotocopia ma in semirovesciata, sistemava subito le cose. Dopo le reti dei due capitani di giornata, ne seguiva una partita non bella, soprattutto per colpa della Juve, timida e quasi paurosa, con tanti errori nel palleggio e incapace di produrre azioni ficcanti e da rete, con un Llorente lampione e un Pogba che, non ai suoi livelli, regalava a Parolo un'occasione da fuori, ma la rasoiata terminava a fil di palo. Nel secondo tempo, le uniche azioni degne di nota erano un colpo di testa del Polpo Paul e un bel tiro sul finale di Tevez, entrambi finiti alti, con in mezzo un gol annullato per fuorigioco (forse millimetrico) al pimpante Matri. Gli inevitabili supplementari si decidevano nel giro di tre minuti, in perfetta simmetria con i gol dei difensori mancini capitani e vedevano protagonisti i subentrati centravanti: da un lato al 3' Filip-pino Djordjevic beccava i due legni su botta al volo da venticinque metri a Storari battuto e con il rinvio di Pirlo, che dall'altro al 7' imbeccava Matri-mitra, bravo prima a servire Tevez e poi sul rimpallo causato dal tiro di Carlitos, a metterla di piatto alla sinistra di gatto di marmo Berisha. Nonostante qualche salto di corrente, riuscivo così a vedere il Presidente Mattarella che consegnava la coppa a Chiellini.