E finalmente, nella giornata più importante del campionato, la Juve si sveglia, dopo un sonno profondo che sembrava ormai un letargo e lancia un segnale fondamentale per il morale di tutti, tifosi e giocatori (ma non per il campionato, come invece dice l’uomo partita Marchisio ancora ebbro di felicità).
Forte della mia reliquia-maglietta che stamattina mi guardava invitante e trasudava di grandi aspettative (primo segno), sono entrato in clima partita con molta circospezione, attento, concentrato ma senza l’entusiasmo di tanti derby d’Italia.
Confortato dalla formazione di Ferrara che finalmente teneva conto delle mie indicazioni (secondo segno), vedo un primo tempo sofferto, dove il bel gioco è uno sconosciuto e la tensione la fa da padrone, nulla da segnalare fino al ventesimo, se non un rigorino su Sissoko spostato da Muntari mentre si appresta al tiro e una trattenuta di Canna su Samuel che naturalmente viene sottolineata con enfasi diversa da una altrettanto evidente di Motta su Alex o dello stesso Samuel su Chiello a fine primo tempo.
Ho la freddezza e il buon senso di non esultare sul gollonzo che al minuto venti ci porta in vantaggio, la solita punizione assist di Diego per Chiello (o Melo o Del Piero, le immagini di Sky, scadenti come la telecronaca di Stanlio Caressa e Olio Bergomi, non chiariscono) che sbatte sul ginocchio di Lucio e va in porta lemme lemme, con moviola Julio Cesar che sembra il Manninger dell’anno scorso. Le doti che non ha quel lord inglese di Mourinho, che accetta con la solita classe la rete viziata a suo dire da un fallo inesistente (ovviamente netto) di Samuel su Del Piero e viene espulso su segnalazione del quarto uomo che almeno lui ci vede.
Poi la Juve scompare, l’Inter gioca bene, ci schiaccia e dopo sei minuti di predominio assoluto, raggiunge il pari con la dormita della difesa bianconera, che prima si perde Stankovic e poi ancor più grave Eto’o in mezzo all’area. Il primo tempo vola via, solo Alex prova ad impensierire JC ma niente di che.
Nell’intervallo mi arriva la telefonata da Toronto ed è qui che cambia la partita per me, capisco che la serata è quella giusta, allora e solo allora i segnali mi appaiono chiari, sono veri messaggi più che presagi, la mia presenza diventa quella delle serate giuste, quando sembravo un leone in gabbia, altro che zebra.
Ma è al decimo del secondo tempo la vera svolta della partita. Dopo un totale equilibrio, Bergomi sentenzia che l’Inter domina e la Juve non c’è, tempo solo un minuto, dopo una pericolosa azione nerazzurra, arriva una sontuosa ripartenza, con Buffon che lancia lungo per Diego; il brasiliano si gira su se stesso e pesca Marchisio con un lungo lancio che accarezza la linea di fondo, il giovane campioncino punta Chivu, la mette in mezzo per l’accorrente Sissoko, che esplode un destro mal respinto da JC sui piedi di Claudio, che inventa un gol da cineteca, controllo sinistro-destro e ancora sinistro per un leggendario pallonetto che impallina il numero 12.
Da qui è sinfonia Juventus, energica e dinamica come Caceres che ha l'argento vivo addossso, Ferrara mette Camoranesi per Del Piero (vuoi vedere che mi legge?), entra anche Balotelli ma sparisce l’Inter, che accetta con la signorilità di sempre il verdetto negativo e la butta in corrida. Allora si erge protagonista Super Mario, uomo buono, corretto e pacifico secondo solo al Mahatma Gandhi; prima simula su Grosso poi, non contento, toccato da una gomitata di Felipe sulla mano, si getta a terra come colpito in faccia, l’arbitro ci casca come una pera cotta ed espelle Melo, ma non Chivu che fa il galletto con Sissoko o Thiago Motta che se la prende con Buffon.
Ma ormai scorrono i titoli di coda, è tempo di festeggiare, per dirla come John Elkann, "una grandissima vittoria, una straordinaria impresa come il gol di Marchisio, una Juve pronta per le partite importanti" o una buona Juve che almeno sta sera ci fa la grazia, per dirla come il sottoscritto. Perchè ha ragione Ferrara, bello battere i (pseudo) campioni, ma bisogna sempre giocare così. Ne saremo capaci? Non lo so, ma questa notte é solo nostra e di un bimbo che domani compie cinque anni e avrà un compleanno felice.
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