Solo chi ha avuto il privilegio di poter vivere l’emozione della Spengler Cup nella mitica Eishalle di Davos può capire il fascino di un torneo esibizione che mette a confronto le migliori scuole della vecchia Europa con i mostri sacri canadesi e russi e che in un passato ormai remoto ha visto trionfare tre volte i Diavoli Rossoneri e due il Milano Inter, l’ultima nel 1954.
Correva l’anno 1999 ed il mio esordio era da tempi eroici, partenza da Milano alle 9 del mattino con il buon vecchio Bordi in ritardo d’ordinanza, colazione al Bar di Corso Sempione, bufera di neve a Chiavenna, mani ghiacciate che infilavano a fatica le catene alle ruote della mitica Brava di papà (la Focus non era catenabile!), pranzo continentale (in macchina, come nella miglior tradizione!) a base di tartine avanzate di Natale dopo la cena della vigilia per festeggiare i trent’anni, Maloia superato a fatica, il successivo passo svizzero chiuso e dunque attraversato con la macchina sul treno!!!!! con l’acqua che cadeva da non so dove e sembrava di essere in un autolavaggio. Poi le due partite, la cena con Renato Tosio!!!e un’oretta, dalle 23 alle 24, a cercare la macchina sepolta sotto un metro di neve pulendo un centinaio di auto altrui, viaggio di ritorno in albergo a trenta chilometri di distanza ma a dieci all’ora, solo alberi e neve, neve e alberi, come nel Medioevo, con arrivo alle 3, dicasi 3, del mattino.
Ecco perché dieci anni dopo, purtroppo quarantenne e con il vecchio diavolo rossonero in quel di Toronto, non potevo disertare la gara inaugurale della Spengler, sia pure su Eurosport 2, con un commento da incubo e i bimbi urlanti.
La Spengler Cup edizione n. 83 parte con i padroni di casa del Davos “rinforzato” contro i bielorussi della Dynamo Minsk, ultimi nella Lega russa ma zeppi di fuoriclasse, a cominciare dal trio finnico Ossi Vaananen, Ville Peltonen e Mikko Jokela (ma solo quest’ultimo oggi sul ghiaccio), oltre a Richard Lintner e Sergei Varlamov.
Nelle file grigionesi la gradita sorpresa è il mio ex idolo Armin Helfer, 29 anni, di gran lunga il miglior giocatore italiano, cinque scudetti vinti a Milano, una stagione in Austria all’Innsbruck e lo scorso anno in Svizzera, nel Turgovia (serie B elvetica, allenato da Erwin Kostner), farm team del Kloten, con cui ha pure disputato due incontri in A ma non avendo avuto garanzie di un posto in squadra, ha preferito quest’anno la maglia del Valpusteria, capolista di serie A.
Nonostante il Santone Arno Del Curto scherzi nel pregara con la telecamera di un operatore, il Davos, quarto in classifica nella LNA, inizia molto seriamente e trova il gol dopo otto-secondi-otto, grazie a Reto Von arx che a centro pista devia un tiro senza pretese di Beat Foster, finito in mezzo ai gambali di Koval.
I bielorussi non ci stanno e salgono subito in cattedra, pattinano che è un piacere, costringono la difesa grigionese agli straordinari (Helfer finisce presto in panca puniti) e bersagliano la porta ben presidiata da Leo Genoni (Antonenko centra il palo), anche se prestano il fianco ai contropiedi di Guggisberg e Widing e concedono un paio di penalità; proprio in inferiorità numerica, trovano il pari con una splendida combinazione Kochetkov-Varlamov che l’ex NHL conclude facilmente.
Il Davos chiude il tempo in palese difficoltà, come dimostrano le penalità in serie inflitte al ticinese Duca (in prestito dall’Ambri), all’austriaco Setzinger (rinforzo dal Langnau), al ceco Mahra e soltanto la traversa ferma Stas.
Il secondo drittel sembra la fotocopia del primo, con Guggisberg che dopo soli sette secondi tenta d’imitare Von Arx - ma Koval questa volta è attento – e il Minsk che continua a dominare e passa in vantaggio con Jokela che, lanciato da Chupris, batte Genoni.
Il Davos non ci sta, Joggi, Grossmann e Widing non hanno fortuna, Reto Von Arx ancora una volta sì e fa doppietta su assist di Kolnik, per il 2-2 che chiude la seconda frazione di gioco.
Nel terzo e decisivo periodo, è sempre il Davos a partire lancia in resta (con il buon Reto e Naumenko) e il Minsk a comandare il gioco con Stas in bella evidenza, ma l’equilibrio regna sovrano ed è spezzato solo da un gran tiro dalla linea blu di Naumenko in superiorità numerica.
Il popolo della Vaillant Arena esulta e la birra può scorrere a fiumi fino alla pirotecnica vittoria del Team Canada contro i campioni cechi del Karlovy Vary (che da buon Family Man seguo da internet), 7-6 con botta e risposta (quasi) senza fine, Dobron e Siklenka nel primo periodo, Kristek e Heins, Roche e ancora Kristek, McLean e Zyuzin nel secondo, Pech e Bell, Daigle e Kostal nel terzo, fino all’overtime in bianco e al rigore decisivo di Aubin.
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