Le ultime prove della nostre nazionali ci devono far riflettere sul particolare momento del calcio italiano, che pare aver dimenticato la sua storia e la sua vera essenza.
Intendiamoci, questa riflessione esula dai risultati che sono in linea con la tradizione e tutt'altro che negativi.
Dopo la Coppa del Mondo vinta all'italiana, difesa rocciosa, centrocampo tignoso, attacco concreto, é stato tutto un fiorire di occasioni perdute. Nessuna disfatta, sia chiaro, la nazionale maggiore ha centrato la qualificazione ad europei e mondiali, nel torneo continentale é stata fermata ai quarti, ai rigori e dai futuri campioni d'Europa, l'under 21 e' sempre arrivata al round finale e nell'ultima occasione alle semifinali, battuta immeritatamente dalla Germania, il gruppo dei ragazzi del '90 ha perso la finale europea under 19 e venerdì il quarto di finale del mondiale under 20.
Peraltro non dobbiamo neppure sottacere che le ultime prestazioni sono preoccupanti, l’under 21 ha perso con il Galles e pareggiato con la Bosnia Erzegovina, gli azzurri di Mastro Lippi sono reduci da una Confederations Cup disastrosa, da gare mediocri contro Georgia, Eire e Cipro.
Ma dalla nazionale di Lippi a quelle di Casiraghi e di Rocca, sembra evidente un minimo comun denominatore: non siamo più quelli di una volta, difesa e contropiede.
Chi ha visto l'under 20 sarà rimasto sconvolto dai nostri difensori, incapaci di anticipare o solo di contenere l'avversario, piegando le gambe e scivolando all'indietro, come insegna il manuale a pagina 1, ed invece aggrappati nel vero senso della parola ai pantaloncini dei rivali.
Il contropiede poi é ormai uno sconosciuto dalle nostre parti e pensare che gli altri lo praticano a gogo. Urge un ripensamento e un ritorno alle origini, mettiamo da parte la grandeur e ritorniamo piccoli piccoli, perché solo imitando Calimero noi sappiamo vincere.
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